Esistono più fotografie che mattoni“, ha scritto Peter Turner nell’introduzione alla sua Storia della fotografia (1990). Sebbene sia vero che ogni tentativo di storicizzare la fotografia è destinato ad essere incompleto, ogni istantanea che un fotografo crea, nel raccontare la sua storia, è un mattone che costruisce la casa del suo sguardo.

Elisabetta Riccio, fotografa, disegna le geografie della sua narrazione visuale partendo dagli spazi abbandonati di una città industriale come Torino, fino agli orizzonti delle sue esplorazioni internazionali, con uno sguardo intimo e riflessivo.

L’Urban Photography, o fotografia urbana, è un genere fotografico che si concentra sull’ambiente urbano e le sue trasformazioni con l’intento di proporre scene cittadine in cui l’essere umano è considerato non come soggetto bensì come elemento di contesto. L’Urban Exploration, o esplorazione urbana, è la pratica esplorativa delle strutture artificiali e architettoniche dell’ambiente urbano, spesso poco visibili e abbandonate.

È negli anni dal 2012 al 2017 che intraprende un periodo di forte ricerca della propria personalità fotografica proprio in relazione all’esplorazione della trasformazione urbana. Entrando in contatto con le opere di artisti internazionali legati alla street art, racconta gli scenari metropolitani meno esposti e più vitali, i non luoghi organici delle grandi città. Oggi lavora tra Torino e New York.

Elisabetta Riccio ha sperimentato diverse tecniche di stampa e l’utilizzo della doppia esposizione, da vita ai suoi progetti personali di Urban photography, realizzati sia in pellicola che in digitale, interrogandosi sempre sulla trasformazione dello spazio urbano e sociale.

Espressione di questa ricerca sono progetti come Urban Vision, IDENTITY e RES.TI.TU.ZIO.NE (Restitution), che ha avuto una menzione d’onore al ND Awards 2014.

Nel reportage “ID_ENTITY, the Fragmentation of a Moment” Elisabetta Riccio esplora l’archeologia di aree industriali abbandonate alla ricerca di una nuova identità, mostrando lo scheletro nudo di una città in trasformazione: Torino. Nel 2011 il progetto documentaristico riceve un premio speciale dalla Fondazione Dante Alighieri di Berlino, dove è tuttora esposto.

RES.TI.TU.ZIO.NE (Restitution) è una serie fotografica in stile Urbex. Uno sguardo sulla mutevolezza dell’architettura di quelle aree urbane che sono state vissute dall’uomo e poi abbandonate: frame di edifici fatiscenti, vecchie fabbriche dismesse, scorci di ferro e cemento riconquistati dalla natura.

Dall’eperienza di questi anni è nato il suo nuovo progetto editoriale, A-TYPICAL.

Una fanzine ad edizione limitata. Un racconto. Un viaggio fotografico intercontinentale lungo 10 anni attraverso 8 Paesi. Dal Messico alla Francia, dal New Jersey a Tel Aviv, da le terre dei Navajo all’Italia, racconta la storia di vecchi edifici, luoghi nascosti, mutevoli paesaggi tanto distanti quanto simili l’un l’altro, dove sta la trasformazione del paesaggio contemporaneo il protagonista.

ATYPICAL urban vision è stata presentata alla fiera UNLOCK BOOK FAIR di Modena il 24-25 Ottobre ed è stata messa in  mostra per il mese di Novembre al FUNZILLA fest di Roma.